lunedì 9 dicembre 2013

Il teorema Tinelli: come creare una psicosetta - 11/B

Le 8 condanne per abuso della professione - 2ª parte

(Prosegue dalla prima parte)

Il processo ad Arkeon ha dimostrato che la realtà è esattamente l'opposto di quanto descritto dalla "consulente del tribunale" Lorita Tinelli. Ed è l'opposto non solo in merito alla questione dell'abuso della professione. A testimonianza della suo livello di professionalità e competenza, tutto quanto accertato dalla dr.ssa Lorita Tinelli in veste di (sedicente) esperta di sette, che studia Arkeon dal 1996, e dal 1999 si occupa "dello studio degli indicatori degli abusi psicologici", è stato ridicolizzato dalla sentenza di Bari.

Va tenuto presente che Lorita Tinelli definisce Arkeon un caso "esemplare", ossia l'archetipo, il modello di riferimento "di psicosetta", che è un'organizzazione la cui peculiarità è il ricorso alla manipolazione mentale. Ma in merito alla manipolazione mentale la sentenza afferma che "le circostanze sono idonee ad escludere l'esistenza del fatto in modo assolutamente non contestabile" [1] (pag. 599); mentre per la questione della "setta" il tribunale ne ha rilevato "la palese insussistenza", liquidandola con la mortificante definizione di "visione". Il tribunale si è espresso negli stessi termini anche in merito agli ipotizzati maltrattamenti sui minori ("[è da] escludere categoricamente la sussistenza del reato" - motivazione sentenza pag. 848), o al fatto che - secondo la Tinelli - i maestri di Arkeon "assicuravano assolutamente la guarigione, non solo psicologica ma anche fisica" ("Tutte le mattine", 23/01/2006), una affermazione che, come abbiamo visto, "non appare neanche ragionevole", ecc.

Per inciso, in una querela la dr.ssa Tinelli lamenta che alcuni "definiscono il CeSAP come un'associazione che opera in maniera non scientifica". A questo punto è del tutto evidente che più che una "definizione", che appartiene al concetto di valutazione, si tratta di una constatazione (percezione ictu oculi).

Chiamata a deporre in tribunale, Lorita Tinelli si è qualificata come "iscritta nell’albo dei consulenti e dei periti tecnici nel Tribunale di Bari, quindi faccio da tempo consulenze tecniche." Auguri a quanti per far valere le proprie ragioni le commissioneranno una consulenza.

Ma veniamo alla questione dell'abuso della professione, e all'ultimo e più importante aspetto che è necessario rilevare. Ferma nella sua sballata convinzione che Arkeon praticasse una psicologia degenere a fini terapeutici, la consulente presso il tribunale di Bari (e non "presso i Tribunali", come esagerando sosteneva nel suo precedente curriculum) non si è invece posta la domanda corretta e basilare: l'arkeoniano "percorso di formazione culturale di tipo pedagogico" prevedeva un qualche atto tipico della professione di psicologo? [2]

Si tratta di un quesito importante, perché non è sufficiente fare un "lavoro sulle emozioni" per commettere abuso della professione di psicologo. Un film commovente o l'indurre un amico a sfogarsi per alleviargli un turbamento, sono causa di reazioni emotive talvolta anche forti, ma non per questo invadono le competenze dello psicologo. Un esempio ancora più pertinente sono i corsi per camminare sui carboni ardenti, che fanno scaturire stati d'animo ancora più traumatici, al fine di suscitare una "potentissima esperienza" per far "superare le proprie paure" e innescare "un processo di crescita ed evoluzione personale". In pratica, le stesse finalità di Arkeon (che però le perseguiva con metodi meno drastici e senza odore di bruciato), ma nessuno accusa i responsabili di questi corsi di abuso della professione di psicologo.

Era questo l'interrogativo centrale dell'intera vicenda: se il metodo Arkeon - che non era psicologico - prevedeva comunque "un qualche atto tipico della professione di psicologo" (e non la stupidaggine del "una causa, una cura"). Un "atto tipico" che se presente comporta il reato di abuso della professione. Si tratta di una questione che nel processo è stata centrale, mentre la Tinelli - inspiegabilmente - non vi fa mai il minimo accenno: non una parola nello "studio" che definisce "scientifico" o nel suo "folto dossier". Sorge il dubbio che fosse un quesito di cui l'esperta "iscritta nell’albo dei consulenti" non ne sospettava nemmeno l'esistenza.

Lei no, ma tutte le parti del processo sì. Preso rapidamente atto che Arkeon non era né terapico né nocivo, e rapidamente svaniti nel nulla i reati di procurato stato di incapacità, violenza privata, ecc., al tribunale rimaneva da trattare solo quest'unica questione: l'eventuale natura psicologica di Arkeon [3]. Di conseguenza l'arringa finale del PM, quelle dei difensori e la motivazione della sentenza si sono incentrate quasi esclusivamente su questo aspetto (la motivazione della sentenza se ne occupa per circa 500 delle sue 900 pagine).

Ne è risultato un avvincente confronto dialettico. Brillanti, approfondite e convincenti sono sia le argomentazioni della difesa (dr.ssa M. C. Zanconi e dr.ssa P. De Natale), sia la puntigliosa e dotta analisi del collegio giudicante [4] (dott. L. Forleo, presidente; dr.ssa L. de Palo e dr.ssa C. Goffredo giudici a latere). (Deludente ci è invece apparsa l'orazione del pm F. Bretone, mentre della sfortunata performance dell'avv. M. Marzari se n'è parlato qui).

Questo a dimostrazione di quanto la questione dell'abuso della professione fosse tutt'altro che manifesta (come "accertato" dalla Tinelli). E quale che sia l'esito dell'appello, rimarrà comunque una valutazione controversa (dato che non si basa per niente sul ricorso a una inesistente "psicologia da praticoni" come accertato dalla Tinelli).

Otre ad essere la riprova di come la vicenda si regga su sottigliezze logiche completamente estranee a quanto prospettato dalla superficiale "esperta" nel suo maldestro "studio scientifico", tutto questo cavillare solleva prepotentemente anche una considerazione di carattere sociale: il necessario ricorso a questi argomenti da dottor sottile, spazza via quell'alone di criminosità evocata dall'espressione "associazione per delinquere". Appare evidente che nel caso Arkeon non siamo di fronte alla pericolosità sociale di ladri d'appartamento o di chi vende alimenti adulterati, ma ai promotori di un "percorso di formazione" di cui persino dei testimoni dell'accusa hanno parlato in termini positivi. Operatori di un metodo che si erano dotati di un severo codice etico e di un comitato scientifico. Istruttori di un percorso tra cui figuravano svariati psicologi, psicoterapeuti, medici, psichiatri e perfino un docente universitario di pedagogia. Tutti certi di stare svolgendo un lavoro di natura pedagogica svincolato dalla psicologia.

Chiarito quanto sopra, c'è ancora da rilevare che il danno sanzionato non è stato arrecato agli allievi, ma a un'entità astratta (l'ordine degli psicologi) e non è patrimoniale bensì di ordine morale. Sai che danno... Peraltro conseguente a una colpevolezza che si basa su sfumature interpretative e cavilli giuridici. Da un punto di vista normativo la sentenza sarà certamente ineccepibile, ma appare come una giurisprudenza che sanziona per eccesso di velocità i piloti della 500 miglia di Indianapolis.

Con un rapinatore, una persona comune eviterà perfino di prenderci un caffè al bar, ma in questo caso non siamo davanti a otto temibili Sallusti con una "spiccata capacità di delinquere", bensì a delle persone condannate ma comunque rispettabili, con cui può essere un piacere trascorrere una serata al ristorante. Per cui liquidare Arkeon - come fanno alcuni antisette italiani - con un lapidario "un'associazione condannata per associazione per delinquere" appare come un voluto travisamento; una fuorviante verità parziale, tesa a suggerire l'idea che si tratti di pericolosi delinquenti.

Come facciano quindi certi italici antisette a gioire per questa sentenza, è del tutto incomprensibile. Si battono contro le "sette" e contro la "manipolazione mentale", e poi gridano vittoria per la condanna di un'associazione di cui è "palese" che non era una setta, e di cui è da escludere "in modo assolutamente non contestabile" che praticasse la manipolazione mentale.

Quanto sia corretto presentare il caso Arkeon in questo modo, pur di non ammettere di avere giudicato male, lo valuterà il lettore, ma sorge spontanea una domanda: com'è possibile che, anziché chiudersi in un dignitoso riserbo, abbiano il coraggio di mostrarsi soddisfatti dopo che, come esperti della materia, sono stati smentiti in modo così umiliante.

La risposta a questa anomalia può forse fornirla una intervista alla dr.ssa Lorita Tinelli, da cui si evince che non è solo della querelle sulla natura psicologica di Arkeon che l'"esperta" non ne sospetta nemmeno l'esistenza. Dopo la sentenza dichiara:
Ora però non bisogna abbassare la guardia perché sappiamo che ci sono ‘maestri’ di Arkeon che continuano la loro attività.
Sul fatto che dei maestri continuino l'attività, per usare la consueta ipocrisia lessicale possiamo dire che è un'affermazione che "non corrisponde al vero", ma la questione è un'altra. Visto che l'unico illecito riscontrato è stato l'abuso della professione, mentre tutti gli abusi sugli allievi che lei ha denunciato sono da escludere in modo "palese", oppure "categorico", ecc., qualcuno potrebbe supporre che l'esperta a livello nazione tema che l'ordine degli psicologi continui a soffrire un danno morale.

Se lo avete pensato, siete degli inguaribili ottimisti. Anche dopo la sentenza la consulente del tribunale continua a presentare Arkeon come una psicosetta colpevole di perpetrare abusi sugli allievi, perché la frase precedente è seguita da queste parole:
Perciò se c’è qualcuno in grado di testimoniare abusi subiti di recente o di fornire notizie utili prima che i reati cadano in prescrizione, lo faccia al più presto [5]
Una sentenza di novecento pagine che non ha lasciato alcun segno nei componenti del "Forum antisette". Possiamo quindi stare tranquilli: la psico-polizia, alias Squadra Anti Sette, continuerà ad avvalersi della loro consulenza in qualità di referenti, e scribacchini senza scrupoli in cerca di "sangue" continueranno a intervistarli sull'inverosimile "boom delle psicosette", o su come possiamo "difenderci dai malati psicotici delle sette", psicotici definiti tali dai cacciatori di streghe professionali (ma che vengono poi assolti dai tribunali [6]).

È certo però che Lorita Tinelli meriterebbe più di questo. Dopo che hanno fatto consigliere regionale la Minetti, senatore Eraldo Isidori e ministro dell'agricoltura chi pensa che la lontra sia un uccello [7], allora non si dovrebbe negare un incarico di prestigio alla supposta esperta Lorita Tinelli, la quale, dopo che in una "visione" Arkeon le è apparsa nelle vesti di psicosetta, certifica l'esistenza del plagio là dove era sufficiente uno "sguardo superficiale" per escluderlo in modo "assolutamente non contestabile".

Mi associo quindi alla richiesta già avanzata in un altro blog: "Tinelli for president!"

Per chiudere una curiosità:


Quello riportato nell'immagine è una "Notizia flash" vecchia di almeno 4 anni. Poiché la promessa di aggiornamenti è stata disattesa (immaginiamo per i tanti impegni della docente di un corso per cucitrici), in questo caso può rimediarvi il sottoscritto. Ecco un "ulteriore dettaglio":
Notizia flash

Con sentenza del 26 luglio 2013, il Tribunale di Bologna ha condannato la dr.ssa Lorita Tinelli a risarcire di oltre ottomila euro la dr.ssa Silvana Radoani, ossia una delle "persone già note" che la Tinelli ha ossessivamente querelato "alle Autorità Competenti".

La Segreteria

Webmaster: Pensieri Banali (Abbonato Nazionale RAI)

(continua)


Note:

1) Questa la frase completa: "le circostanze sono idonee ad escludere l'esistenza del fatto e la sua rilevanza penale in modo assolutamente non contestabile, al punto che la valutazione da compiersi in proposito appartiene al concetto di "constatazione" (percezione ictu oculi)." Poiché la locuzione ictu oculi significa "a colpo d'occhio", secondo la sentenza era quindi sufficiente un banale sguardo superficiale per capire come stavano le cose (a meno che si sia incapaci di rendersi conto delle cose più evidenti, o si sia in malafede).

2) Sono i giudici della corte a definire Arkeon un "percorso di formazione culturale di tipo pedagogico" (motivazione sentenza, pag. 204). Quanto alla domanda qui posta, ricalca sostanzialmente le parole del PM, il quale durante l'arringa afferma che dobbiamo "farci l'unica e corretta domanda e cioè: se l'attività che è stata condotta da Moccia e dai suoi maestri è un'attività lecita. In poche parole, se il metodo Arkeon implica un'attività psicologica".

3) Prima che il solerte presidente dell'ordine degli psicologi dott. Giuseppe Luigi Palma presenti un nuovo esposto all'Autorità Giudiziaria, preciso che non sto facendo un ragionamento di carattere filosofico. Faccio questa precisazione perché pare che la filosofia sia un campo del sapere che il dott. Palma considera di esclusiva competenza degli psicologi iscritti all'albo, ritenendo "la professione di consulente filosofico un esercizio abusivo di quella di psicologo, nonché un’idea pericolosa" (vedi Ordine Psicologi vs resto del mondo).

4) Benché non ne condivida le conclusioni, ci tengo a manifestare la mia ammirazione per l'impegno profuso nella stesura della motivazione. È un lavoro imponente, in cui vengono scrupolosamente analizzati - con sorprendente profondità - argomenti estranei alla dottrina giuridica quali: Scientology, il Reiki, la figura dello psicologo, la disciplina della psicologia, la psicoanalisi freudiana, gli archetipi junghiani e altre teorie psicanalitiche, l'inconscio, la macchina di Turing, ecc. Una mole di lavoro monumentale ed erudito, meritevole di un sincero plauso.

5) A questo proposito vale la pena ricordare cosa ha scritto nel 2011 l'"esperta a livello nazionale" Lorita Tinelli, alludendo a chi ha mostrato perplessità sulle sue drastiche conclusioni (Arkeon è una psicosetta; Arkeon plagia gli adepti per derubarli) e non considerava dei criminali gli allievi che non rinnegavano il percorso, ossia alludendo alla Di Marzio e la Po. Per prima cosa auspica che i "consulenti del tribunale" lavorino "in maniera competente e in linea ai dettami dei vari codici deontologici", e "sempre con onestà". Dopo di che la "consulente del tribunale" Lorita Tinelli aggiunge: "Sulle psicologhe delle religioni che si sono espresse senza neppure conoscere l'argomento stenderei un velo pietoso, viste poi le manipolazioni dell'informazione che sono state in grado di fare". A questo punto sappiamo chi ha mostrato competenza o cialtroneria; chi ha rispettato la deontologia (o semplicemente una rettitudine morale) e chi non ha avuto nessun scrupolo; chi ha operato con onestà o meno; chi ha manipolato l'informazione con affermazioni completamente false.

6) Quello di Arkeon non è un caso isolato. Si veda la clamorosa vicenda processuale degli Angeli di Sodoma, definiti "una setta molto, molto pericolosa" da don Aldo Bonaiuto, pure lui "esperto di sette" referente della Squadra Anti-Sette, secondo cui "Tale rituale sconfina nel cannibalismo, nella scarnificazione e nella sodomia". Oppure l'errore giudiziario su cui è stato scritto un libro, che ha coinvolto i Bambini di Satana, certificati come satanisti criminali dal GRIS nella persona del suo Segretario Nazionale Giuseppe Ferrari; su questo caso, c'è da registrare l'avvilente vicenda che ha per artefice Maurizio Alessandrini della FAVIS e la consigliera comunale Maria Cristina Marri (UDC). La lista degli "psicotici" plagiatori colpevoli di fatti mai accaduti continua poi con altri casi: Ananda, Elena Finocchi, Damanhur, ecc.

7) "Se avesse detto che la lontra è una città la facevano ministro all'urbanistica?" (Luciana Littizzetto)